Negli ultimi tempi mi sono trovato a riflettere su un fenomeno SEO tanto reale quanto sfuggente: quello delle keyword a tempo determinato. Mi riferisco a quelle ricerche che nascono di colpo, bruciano in fretta, e spariscono nel giro di poche ore o giorni. Query che non esistono per i tool di keyword research, ma che esistono eccome per le persone, per Google, e per chi sa osservare i dati in tempo reale.
Tutto è partito da un fatto accaduto a Cosenza
Pochi giorni fa, nella città di Cosenza, è successa una cosa terribile: una neonata è stata rapita da una clinica molto conosciuta. Un fatto che ha sconvolto l’intera comunità, che ha iniziato a cercare notizie ovunque, con urgenza e apprensione.
Lavorando nel digitale per una testata locale, ho seguito da vicino la copertura dell’evento. Abbiamo scritto articoli tempestivi, aggiornato costantemente le informazioni e — naturalmente — curato anche l’ottimizzazione SEO.
Mi sono subito accorto di qualcosa di interessante. In Google Analytics 4, il traffico organico esplodeva. Tantissime persone ci trovavano su Google cercando notizie su quanto accaduto. Eppure, quando sono andato a verificare su strumenti come Seozoom, Keyword Surfer o il Pianificatore di parole chiave di Google Ads, ho trovato il vuoto: nessuna delle query principali aveva volume di ricerca.
“Neonata rapita a Cosenza”, “bambina Sofia rapita clinica”, “rapimento ospedale Cosenza”… tutte queste parole chiave, che nella realtà generavano traffico, non esistevano per i tool. Zero.
Le keyword a tempo determinato esistono, anche se i tool non le vedono
Questo episodio mi ha portato a formalizzare un concetto che probabilmente molti professionisti SEO conoscono in pratica, ma che raramente viene chiamato per nome: quello delle keyword effimere, legate al tempo. Io le chiamo “keyword a tempo determinato”.
Sono tutte quelle query che nascono in risposta a un fatto, a un evento, a una notizia. Hanno un picco breve ma intensissimo. Poi si dissolvono. Non hanno bisogno di storicità, né di intenzione d’acquisto. Sono impulsi collettivi di ricerca, figli del bisogno immediato di sapere, capire, informarsi.
Il punto è che gli strumenti di keyword research si basano su medie mensili o annuali. Sono pensati per contenuti stabili, duraturi, ricorrenti. Ma la realtà, a volte, corre più veloce. Google lo sa e reagisce, mostrando in SERP i contenuti più tempestivi. I tool, invece, arrivano tardi — quando ormai tutto è già finito.
Fare SEO in ambito editoriale è anche questo
Chi lavora nel giornalismo digitale sa bene che non si vive solo di contenuti evergreen. Certo, gli articoli che spiegano come ottenere un bonus, come fare la dichiarazione dei redditi o quando cambiano gli orari dei mezzi pubblici sono importanti e generano visite per mesi.
Ma ci sono momenti in cui serve essere sul pezzo, nell’esatto momento in cui qualcosa accade. E lì non c’è keyword research che tenga: c’è solo la capacità di leggere la realtà, ascoltare il territorio e scrivere con lucidità e rapidità.
In quei momenti, si fa SEO d’istinto. Si sceglie il titolo giusto, la combinazione di parole più naturale, quella che gli utenti potrebbero digitare d’impulso su Google. E, spesso, si viene premiati.
Come intercettare le keyword a tempo determinato?
- Google Trends in tempo reale
- Notifiche dai social (Twitter/X, gruppi Facebook locali, Telegram)
- Fonti ufficiali (ANSA, agenzie, forze dell’ordine)
- Osservazione diretta del comportamento utente in GA4
- Titoli intelligenti: con le parole giuste, anche se “non esistono nei tool”
Una SEO che sa stare nel tempo giusto
Le keyword a tempo determinato esistono eccome. Sono solo invisibili agli strumenti, ma non agli occhi di chi vive sul territorio e sa leggere i segnali. La sfida, per chi lavora nel digitale e nell’editoria, è essere presenti nel momento giusto, anche senza numeri di supporto. Perché a volte, il valore di una parola chiave non si misura in volumi, ma nell’urgenza con cui viene cercata.